Con l’aumento costante dell’età media della popolazione (+0,2% nel 2022 in Italia rispetto all’anno precedente, dati Istat), sono
in crescita anche le patologie legate all’invecchiamento del fisico, come i processi degenerativi che portano ad
artrosi di anca (coxartrosi), ginocchio (gonartrosi) e spalla.
Grazie all’evoluzione di tecniche chirurgiche e materiali utilizzati, tuttavia, queste problematiche possono essere trattate in maniera sempre più efficace e mininvasiva, offrendo soluzioni protesiche per un ottimo miglioramento della qualità della vita anche nei pazienti in avanti con l’età.
Ne abbiamo parlato con il dott.
Felice Fitto, responsabile dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia di
Città di Lecce Hospital, struttura presso cui, dal 1998 a oggi, sono stati eseguiti oltre 25.000 impianti di protesi di anca e di ginocchio.
Chirurgia protesica di anca, ginocchio e spalla: quando è indicata
La patologia per cui più frequentemente è necessario ricorrere alla
chirurgia protesica è l’artrosi di anca, ginocchio e spalla. L’intervento è indicato nel momento in cui, nonostante terapie farmacologiche e trattamenti,
il dolore non consenta più una buona qualità di vita, impedendo il movimento e le più semplici attività quotidiane.
I percorsi dei pazienti, in una struttura specializzata come Città di Lecce Hospital,
sono altamente personalizzati, e tengono conto di età, altre patologie e capacità di recupero del singolo individuo.
L’evoluzione dei trattamenti
Negli ultimi anni, il cambiamento dell’approccio terapeutico ha privilegiato una
chirurgia mininvasiva rispettosa dei tessuti, della funzione dell’articolazione e dell’estetica. Merito anche di un’evoluzione importante che ha coinvolto sia le tecniche chirurgiche, sempre più precise anche grazie all’
utilizzo dei robot, sia la
qualità dei materiali protesici, necessari per ottenere un risultato ottimale.
Le incisioni risultano così di dimensioni ridotte, favorendo un
minor tempo di degenza e
recupero per il paziente rispetto alla procedura eseguita con tecniche tradizionali.
Il percorso di Fast Track Surgery
Con l’approccio di Fast Track Surgery, gli interventi sono caratterizzati da un recupero veloce della funzione, dato il ridotto stress operatorio, le perdite ematiche minime, il dolore post-operatorio inferiore rispetto a un intervento classico, più invasivo.
Per il paziente è possibile, con l’aiuto del fisioterapista,
rimettersi in piedi per deambulare già il giorno dopo l’intervento e, in due o tre giorni, generalmente viene dimesso per tornare a casa.
Follow-up
Dopo i primi controlli, che si effettuano a due mesi dall’intervento, i successivi follow-up sono scanditi
a distanza di 5 anni dalla procedura, per valutare l’evoluzione della protesi. Dopo i primi 15 anni, gli appuntamenti si intensificano per studiare l’eventuale grado di usura del device e per garantire un controllo funzionale sempre ottimale. ? importante che il paziente sia collaborativo nell’eseguire tutti i controlli pianificati, per la durata dell’impianto protesico, e che riferisca ogni segnale di cambiamento individuato.