Dall’ansia da regalo (che sembra colpisca il 60% degli italiani, in base a un’indagine promossa online da Found) alla mancanza di tempo da trascorrere in solitudine per dedicarsi a sé stessi (che quasi la metà degli intervistati non riesce a ritagliarsi durante le vacanze invernali, secondo un sondaggio dell’Ohio State University Wexner Medical Center e del College of Medicine), Natale sembra portare non solo regali, ma anche diverse occasioni che possono essere causa di stress da festività.
Il fenomeno del
“Christmas blues”, in realtà, può nascondere problematiche che vanno al di là del periodo festivo o che hanno radici profonde.
Ne abbiamo parlato con la
dottoressa Chiara Maddalena,
psicologa e psicoterapeuta dell’Ospedale Santa Maria di Bari. ?
Il Natale dovrebbe essere un momento di gioia e condivisione, perché in molte persone genera ansia o tristezza?
“Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese”, scriveva Bukowski.
A Natale in molti si sentono spenti, malgrado gli addobbi e le luci accese delle decorazioni, incapaci di provare l’euforia collettiva che li circonda. In molti sperimentano uno stato interno incongruente con il clima di festa circostante. Quando lo stato interno è depresso, il Natale non fa che aumentare le emozioni negative delle persone. Più ci si aspetta di dover sentire in un certo modo, più diventa difficile provare emozioni di quel tipo, perché quelle emozioni positive vengono sperimentate come false, innaturali, forzate, richieste dal mondo, dagli altri, dai social, non come genuine espressioni del proprio mondo interno.
Il ventaglio di emozioni negative, che molti associano al
Natale, origina spesso
nei ricordi d’infanzia di ciascuno di noi. Alcune persone dicono di aver avuto
“un’infanzia serena, una bella infanzia”, ma spesso in psicoterapia emergono ricordi terribili che ci spiegano il perché alcuni vivano il Natale con ansia e malumore, arrivando a definirsi
“grinch”, come il personaggio cinematografico che odia il Natale. Altre, che hanno vissuto in passato dei Natali felici in famiglia, quando qualcuno dei familiari viene a mancare, si sentono sole, colpevoli nel festeggiare felicemente, e subentrano emozioni complesse come il senso di colpa, o la nostalgia del passato e delle persone care.
A Natale gli incontri sociali e familiari più frequenti ci sottopongono a pressioni di vario tipo: l’essere felici, innamorati, con disponibilità economiche illimitate, secondo lo stereotipo della società dei consumi, in cui anche le emozioni sono viste come un bene di consumo e si considerano attivabili con un
pulsante on/off come le luci di Natale.
L’essere umano è un animale sociale più complesso di una luce a led.
Quali sono i sintomi più comuni di questa problematica?
Il
“Christmas blues”,
la depressione natalizia, è un fenomeno mediatico, non un’etichetta diagnostica scientificamente codificata. Tuttavia, quando arrivano le festività natalizie, non è raro osservare un peggioramento della sintomatologia depressiva in molti pazienti.
Tristezza, spossatezza, perdita di attenzione, diminuzione d’interesse verso le attività, disturbi del sonno, ansia, irritabilità,
sono sintomi a cui prestare attenzione e che se protratti nel tempo
richiedono consulenza specialistica.
La poesia di Ungaretti
“Natale” esemplifica magistralmente lo stato d’animo di tanti. Il poeta, reduce dalle trincee della Prima Guerra mondiale, non ha voglia di tuffarsi nelle strade festanti e chiede “
lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e poi dimenticata”.
In molti vorrebbero saltare i festeggiamenti per non dover rispondere alle domande dei parenti, presenziare ai vari pranzi e cene, fare bilanci non sempre positivi sulla propria vita.
Una volta iniziate le feste, come gestire gli eventuali sentimenti di ansia, apatia o tristezza?
Se parliamo di manifestazioni subcliniche e, quindi, di fenomeni lievi, le persone solitamente li affrontano con le naturali strategie di gestione che mettono in campo da tutta la vita, e direi che non esistono ricette universalmente valide, ma che come sempre dipende da cosa scatena
“ansia, apatia o tristezza”. Penso ad esempio alla pressione temporale del dover concentrare molteplici impegni in poco tempo, alla pressione economica del dover far fronte a molte spese per cene, pranzi, regali, alla pressione emotiva-relazionale, dovuta a difficili rapporti con i propri cari. Le cause possono essere molteplici e ciascuna necessita risposte diverse.
Quando si aggiungono a queste manifestazioni
veri e propri disturbi (disturbi alimentari, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore)
diventa imprescindibile rivolgersi ai professionisti. Ricordo che il disturbo affettivo stagionale ha il suo picco proprio nel mese di dicembre, rischia di essere confuso con la depressione natalizia, ma non si risolve con la fine delle festività.
? possibile “prevenire” lo stress da festività?
Lo stress da festività è ancor più diffuso della
tristezza da festività, perché legato ai ritmi frenetici, alle aspettative e alle scadenze di fine anno. Suddividere gli impegni e distribuirli nel tempo è fondamentale per non arrivare in affanno.
Lo stress è il primo fattore di rischio per la salute, e non va sottovalutato mai. Invito sempre a diffidare da soluzioni
“magiche” e semplicistiche. Se il disagio è profondo il fai da te non può sostituirsi a un percorso di psicoterapia.
La consulenza specialistica può essere di grande aiuto per un’analisi profonda del problema manifestato e per trovare soluzioni personalizzate.
Come comportarsi se è il partner, un familiare o un amico a manifestare lo stress da Natale?
In genere
le donne sono più colpite
degli uomini dal cosiddetto
stress natalizio, per l’ormai celebre
“carico mentale”, dovuto al lavoro di cura che esse svolgono nelle famiglie, e che le porta a doversi occupare di tutto e di tutti, dalla preparazione dei pasti alla decorazione della casa. In generale direi che osservare le persone care, qualsiasi sia il loro genere o la loro età, è il primo passo per poter scorgere eventuali disagi. Dopo attenta osservazione si passa all’ascolto, fondamentale per pianificare qualsiasi tipo d’intervento e quindi dare alla persona amata aiuto mirato e contestualizzato.
Non abbandonare nessuno, coinvolgere le persone più sole, fragili, tristi, può far bene a tutti, a noi stessi per primi.